le arti marziali sono la mia vita ...dal 1975 sul tatami
49 anni dedicati allo studio delle Arti Marziali
articolo : premio speciale alla carriera
Alfonso Torregrossa ...Riflessioni
Il mondo delle arti marziali sta cambiando notevolmente e molti hanno perso di vista : l'educazione, il rispetto, l’ abnegazione, il sacrificio, e il rispetto per i propri superiori, il loro Sensei e i colleghi . Quando indossai la mia prima cintura nera feci un giuramento solenne : Budo no shuryo wa issho de aru - le arti marziali per tutta la vita. Non mi sono mai arreso nonostante le molte difficoltà. Non ho mai tradito il mio Sensei per un dan o altro e non ho mai avuto grilli per la testa. Ho sempre rispettato i miei superiori e non mi sono mai venduto nonostante le numerose offerte. Un tempo ero criticato per via della mia multi passione , oggi sono apprezzato per ciò che insegno e come lo insegno , senza perdere di vista la voglia di essere sempre una cintura nera , nonostante i miei traguardi oltre oceano .
Credo fortemente in ciò che faccio il mio mondo è il Budo .
Educazione, rispetto, abnegazione, sacrifici, dedizione, studio senza politica sportiva . Amo praticare con sincerità e non condivido tutto ciò che non è collegato a scuole veritiere .
“Ogni giorno ho sempre in mente le parole di un mio insegnante “sempre avanti con il cuore dopo anche tecnica va bene”. Prima metti il cuore. Quando metterai cuore nella tecnica avrai scalato la montagna. Potrai ammirare i paesaggi. Dopo scendi dalla montagna e scalane un’ altra più alta , vai avanti così per tutta la vita”
Questi insegnamenti li riverso ogni giorno ai miei allievi perché la storia continua sempre più ricca e con nuove montagne da scalare.
Alfonso Torregrossa Sensei
Ciò che si professa nel dojo va dimostrato anche nella vita di tutti i giorni .
Invito tutti ad andare in in Giappone per toccare con mano cosa vuol dire praticare le arti marziali, ovviamente ciò può essere fruttuoso solamente se c’è un indiscusso desiderio di apprendere, e perché questo accada devono esserci due condizioni:
In Primis, non bisogna portare il proprio Ego in Giappone e in secundis, bisogna mantenere la mente aperta quando si pratica, in particolar modo quando si ricevono istruzioni e commenti e critiche che ovvero insegnamenti!
Le persone in Giappone hanno un’idea semplice e chiara di Keiko (pratica): Pratica con costanza e migliorerai, mantieni la mente aperta e lavora su ciò che ti viene detto. Lavora e impegnati sempre più duramente ad ogni lezione . Questo porta al mio secondo punto: mantieni la mente aperta.
Vivere e praticare in un dojo in Giappone permette di avvicinarsi realmente a un paese incredibilmente affascinante e pieno di mistero e in parte come se lo conoscessimo già , un po' dentro di noi che lo viviamo ogni giorno attraverso le Arti Marziali .
Il mio pensiero per il mio primo viaggio era quindi questo: cosa mi attendeva in Giappone? Il mio primo viaggio in Giappone risale nel Luglio 1996 per 28 giorni , portavo con me un’esperienza di arti marziali di 21 anni anni di studio per l’esattezza avevo maturato il 4° dan in Jujitsu sotto Sato Shizuya IMAF , 2° dan Aikido sotto Tamura Shihan , 1° kyu in Judo sotto il Maestro Livigni Salvatore , 1° Kyu Karate sotto Sensei Riccardo Villa e grazie a una lettera di presentazione e raccomandazione scritta dal compianto Sensei Fujioka Toyozo (mio fraterno amico) mi preparavo ad affrontare il mio viaggio .
Questo primo viaggio scaturì dopo una serata di allenamento con Sensei Fujioka con tema : katana ore ya tsukiru made - Combattere fino all’ultimo respiro (lett. “combattere finchè non si rompe la spada e si esauriscono le frecce”) ciò scaturì in me la voglia di approfondire bene cosa fosse realmente il Budo da premettere che ho sempre amato praticare molti stili , la mia sete di conoscenza non si è mai limitata a uno stile se pur non ho mai divulgato ricerche e notizie sui miei studi e su cosa stessi studiando , anche perché tutti i mie insegnanti escluso Fujioka Sensei erano gelosi della loro arte e per loro io dovevo studiare solo uno stile . Anche se oggi con Facebook tutto è sotto la luce del sole (^^) .
Così il mio primo viaggio in Giappone “che in seguito ne aprì una lunga serie” fu sullo studio approfondito sull’Aikido a Kumamoto nell'isola di Kyūshū con un amico di Sensei Fujioka , Sensei Sunadomari Kanshu 9° dan in Aikido allievo di O Sensei Ueshiba . Non voglio soffermarmi nel descrivere tecniche e allenamenti vorrei riportare invece quello che Sensei Sunadomari mi ha lasciato a livello umano, oltre alle tecniche infatti qualcosa di più importante mi ha colpito e segnato nel mio percorso da Budoka cioè mettere sempre il cuore in tutto ciò che si fa : sembra facile a dirsi ma molto difficile da realizzare queste le sue parole : Alfonso san ..devi avere amore per tutto. Devi andare oltre le tue inclinazioni personali e i tuoi sentimenti. La via del Budo è qualcosa di estremamente difficile , sarà facile quando metterai il cuore al primo posto .
Al ritorno in Italia ne parlai con Sensei Fujioka il quale dopo una risata mi disse : ancora c’è tempo per mettere il cuore devi ancora cercare la tua via . Non fu facile per me capire cosa volesse dire . Questo primo viaggio ne aprì una lunga serie e per anni ho continuato a viaggiare per il Giappone a studiare sotto grandi Insegnanti in che mi hanno forgiato e formato raggiungendo gradi e titoli anche elevati . Il tutto tenendo sempre i piedi ben saldi per terra.
Il mio amore per lo studio del Jujitsu non si è mai fermato soprattutto per il Jujutsu Classico e il Daito Ryu Aikijujutsu. Nel 2014 Fujioka Sensei mi disse di creare un mio stile che chiamò Tenshindò Aikibujutsu , la via verso il cielo, mettendo tutto ciò che avevo assorbito nei miei anni di studio Karate , Jujutsu , Daito Ryu , Aikido, Autodifesa , Krav Magà Kapap , Medicina Orientale e Shiatsu . Accettai , senza proclamarmi Soke .
Scelsi e una vita semplice , professionale e senza vana gloria . Questa mia scelta rese felice Fujioka Sensei.
Ripresi nuovamente i miei studi con occhi diversi Iniziando nuovamente le mie ricerche sempre con docenti alle spalle . Lo scorso Dicembre puntualmente sono ritornato in Giappone accolto ed ho avuto modo sia di poter studiare sia d’ impartire alcune lezioni , una grande emozione che non si può raccontare in due righe (ne ho parlato sui libri che ho scritto sul Matsuda Den Daito Ryu Aikijujutsu Renshinkan) , in poche parole nessuno spazio per le chiacchiere, solo pratica senza sconti (la tecnica riesce se la fai correttamente) tutti sono uguali non c’è cintura poiché la pratica è la vera bilancia del Budo .
Questi sono i miei insegnamenti che riservo ogni giorno ai miei studenti presso la asd Samurai Dojo .
La vita non è fatta di cose incredibili, fantastiche.
E’ fatta di piccole cose, ma quando non chiedi l’impossibile, quelle piccole cose si trasformano in realtà eccezionali. Amo la bellezza nelle piccole cose, forse perché non ha pretese . Tutte le altre hanno perso il contatto con la vera essenza della vita. Io resto dalla vecchia casta 😉
Alfonso Torregrossa
I gradi del Budō !
Oggi con molta facilità ci sono molte Associazioni , Enti, Federazioni Private , Organizzazioni fasulle che rilasciano gradi e qualifiche come se fosse un vero mercato . Si può considerare vera tradizione solo quando un insegnante segue un percorso tecnico sotto una vera scuola tradizionale giapponese . La trasmissione all’interno dei Ryū avviene tradizionalmente mediante il conferimento di un documento scritto chiamato “Makimono”.
Chiunque voglia apprendere un percorso serio comincia nel livello shu (della forma) che comprende l'intero sistema kyu. In esso rientra l'apprendimento basilare delle tecniche (omote) e il raggiungimento del livello psicofisico necessario per toccare i livelli superiori. Si tratta di costruire e rafforzare autodisciplina, volontà, pazienza, comprensione e convivenza con altri, elementi senza i quali non è possibile progredire. Durante questo primo periodo lo sviluppo della tecnica è l'unico criterio di misurazione utilizzabile.
Originariamente il mudansha era rappresentato dalla sola cintura bianca, simbolo della "non conoscenza, della purezza e della libertà della mente"; in seguito fu introdotta la suddivisione tra cintura bianca e cintura marrone, cui si aggiunse poi quella dei colori intermedi.
Omote significa "basilare, fondamentale" e simboleggia il lato visibile dell'arte marziale, quello che ognuno può apprendere: tutte le tecniche vengono scomposte e studiate ricercando la perfezione formale, priva di contenuti spirituali.
Gradi di maestria tecnica
Il primo grado Dan del Budo (Shodan) autorizza ad indossare la cintura nera ed è il primo grado dell’allievo sulla Via, età minima 18 anni . Shodan , cintura nera , mostra che l’allievo padroneggia le basi tecniche e che ha ampliato il suo potenziale interiore, in modo tale che nel grado successivo potrà arrivare a sperimentare lo spirito del Budo. Qui comincia la Via.
Il livello yudansha giunge sino al quarto dan e corrisponde al livello della "libertà della forma" (ha), il livello del guerriero. Il praticante può divenire un esperto di quella stessa tecnica utilizzata ai livelli kyu ma compresa nel suo significato reale.
Il 1° dan (shodan) nel Jujitsu consente di indossare la cintura nera ed è il primo passo dell'allievo lungo la Via (do): in questo momento comincia il vero percorso . Lo studio si raffina e l'arte marziale viene valutata anche dal punto di vista psico-fisico: l'allievo è in grado di capire che dietro l'esercizio fisico c'è la ricerca di uno stato mentale più appagante, così i gradi si evidenzieranno solo quando il praticante avrà superato il livello della dipendenza dalla forma.
Nel 2° dan (nidan) e nel 3° dan (sandan) si uniscono la comprensione dell'importanza dell'atteggiamento mentale e la maggiore efficacia delle tecniche.
Il 4° dan (yondan) è il "livello dell'esperto". Il confine della tecnica puramente corporea viene raggiunto e chi lo acquisisce sa che per poter migliorare dovrà cercare e percorrere nuove vie. Egli interiorizza gli aspetti spirituali dell'arte vivendoli nella scuola e nel quotidiano. A questo livello si forma il legame tra la filosofia dell'arte marziale e tecnica.
Kodansha - La maestria spirituale
Gradi di maestria spirituale
I gradi kodansha sono propri del vero maestro essi permettono di condurre un allievo al di là degli aspetti puramente formali della tecnica preparandolo alle conoscenze della Via (do).
Irokokoro - La maturità
Grado della maturità
I gradi di maestria più elevati nel Jujutsu sono espressioni della maturità, legati ai titoli :
Renshi: “Maturità spirituale”, competenza e padronanza di uno stile, potrebbe essere paragonato ad un assistente di un professore universitario. Renshi è un titolo da maestro, riservato al 5° o al 6° Dan età minima 45 anni .
Kyoshi: “Colui che pratica”, potrebbe essere paragonato ad un professore universitario. Kyoshi è un titolo da maestro, indica anche Maestro di Maestri, riservato al 7° o al 8° Dan età minima 40 anni .
Shihan , è un titolo utilizzato per i Maestri di livello alto, a partire dal 7° dan , che richiede moltissimi anni di pratica per essere raggiunto, età minima 45 anni
Hanshi “La trascendenza dell’essenza”, Il titolo più alto all’interno degli Shihan è Hanshi, che non è semplicemente l’inverso dei caratteri, mentre Shihan significa un modello di insegnante. Hanshi significa una persona esemplare. Hanshi è un titolo da maestro, riservato al 8° - 9° - 10° Dan dietro un percorso serio e duraturo nel tempo rilasciato da un valido insegnante o dalla Ryu di appartenenza in caso contratio è pura carta straccia . Età minima 50 anni .
- Michio Takase - Alfonso Torregrossa
Fai
il Maestro Alfonso Torregrossa ha introdotto nel 2002 in Italia una delle più antiche e prestigiose scuole di Daito Ryu Ju Jutsu, conosciuta come Matsuda Den Daito Ryu Daito Ryu Aikijujutsu Renshinkan. La dedizione di Alfonso Torregrossa ha portato quest’arte antica in Italia, dove centinaia di studenti praticano il Jujutsu sotto la sua guida. Il suo viaggio continua, onorando la linea di questa notevole tradizione marziale
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