le arti marziali sono la mia vita ...dal 1975 sul tatami
50 anni dedicati allo studio delle Arti Marziali
articolo : premio speciale alla carriera
Alfonso Torregrossa ...Riflessioni
Il mondo delle arti marziali sta cambiando profondamente e molti sembrano aver smarrito i valori fondamentali: l'educazione, il rispetto, l'abnegazione, il sacrificio e la deferenza verso i propri superiori, il Sensei e i compagni di pratica. Quando indossai la mia prima cintura nera, pronunciai un giuramento solenne: "Budo no shuryo wa issho de aru" - le arti marziali per tutta la vita. Nonostante le innumerevoli difficoltà, non ho mai ceduto. Non ho mai tradito il mio Sensei per un dan o per qualsiasi altra ragione, e non mi sono mai lasciato distrarre da ambizioni futili. Ho sempre rispettato i miei superiori e non ho mai svenduto i miei principi, malgrado le numerose offerte ricevute.
Un tempo venivo criticato per la mia multidisciplinarietà. Pochi sapevano dove andassi a studiare e con chi, anche se sono sempre stato un lupo solitario. Oggi tutto è sotto i riflettori, tutti sanno tutto. Forse è un bene, ma sinceramente non mi interessa. Ciò che mi ha sempre spinto è dare il meglio e continuare a imparare dai migliori. Oggi sono apprezzato per ciò che insegno e per come lo insegno, senza mai perdere di vista l'umiltà e la voglia di essere sempre una "cintura bianca", nonostante i traguardi raggiunti oltreoceano.
Credo fermamente in ciò che faccio: il mio mondo è il Budo. Educazione, rispetto, abnegazione, sacrificio, dedizione, studio, senza compromessi con la politica sportiva. Amo praticare con sincerità e non condivido ciò che non è legato a scuole autentiche.
Porto sempre con me le parole di un mio insegnante: "Sempre avanti con il cuore, poi anche la tecnica va bene. Prima metti il cuore. Quando metterai cuore nella tecnica, avrai scalato la montagna. Potrai ammirare i paesaggi. Dopo scendi dalla montagna e scalanè un'altra più alta. Vai avanti così per tutta la vita." Trasmetto questi insegnamenti ogni giorno ai miei allievi, affinché la storia continui, sempre più ricca e con nuove vette da raggiungere.
Alfonso Torregrossa Sensei
Ciò che si professa nel dojo va dimostrato nella vita di tutti i giorni.
Invito tutti ad andare in Giappone per sperimentare di persona cosa significhi praticare le arti marziali. Un'esperienza del genere può essere davvero fruttuosa solo se animata da un sincero desiderio di apprendimento, il quale si manifesta a due condizioni: in primis, lasciare il proprio ego a casa; in secundis, mantenere la mente aperta durante la pratica, in particolare quando si ricevono istruzioni, commenti e critiche, che altro non sono che insegnamenti!
In Giappone, l'idea di keiko (pratica) è semplice e chiara: pratica con costanza e migliorerai, mantieni la mente aperta e lavora su ciò che ti viene detto. Impegnati sempre di più ad ogni lezione. Vivere e praticare in un dojo in Giappone permette di avvicinarsi a un paese incredibilmente affascinante e ricco di mistero, un paese che in parte sentiamo già di conoscere, come se vivesse dentro di noi e lo sperimentassimo ogni giorno attraverso le arti marziali.
Prima del mio primo viaggio in Giappone, nel luglio del 1996, mi chiedevo cosa mi aspettasse. Avevo 21 anni di esperienza nelle arti marziali alle spalle: 4° dan in Jujitsu sotto Sato Shizuya IMAF, 2° dan in Aikido sotto Tamura Shihan, 1° kyu in Judo sotto il Maestro Livigni Salvatore, 1° Kyu in Karate sotto Sensei Riccardo Villa. Grazie a una lettera di presentazione e raccomandazione scritta dal compianto Sensei Fujioka Toyozo (mio fraterno amico), mi accingevo ad affrontare questa nuova avventura.
Il viaggio fu ispirato da una serata di allenamento con Sensei Fujioka, il cui tema era: "katana ore ya tsukiru made" - combattere fino all'ultimo respiro (lett. "combattere finché non si rompe la spada e si esauriscono le frecce"). Questa frase accese in me il desiderio di approfondire il vero significato del Budo. Ho sempre amato praticare diversi stili; la mia sete di conoscenza non si è mai limitata ad uno solo, sebbene non abbia mai divulgato le mie ricerche e i miei studi, anche perché tutti i miei insegnanti, eccetto Sensei Fujioka, erano gelosi della loro arte e volevano che mi dedicassi esclusivamente ad un unico stile. Oggi, con Facebook, tutto è sotto gli occhi di tutti. (^^)
Il mio primo viaggio in Giappone, a cui ne seguirono molti altri, fu dedicato allo studio approfondito dell'Aikido a Kumamoto, nell'isola di Kyūshū, con un amico di Sensei Fujioka, Sensei Sunadomari Kanshu 9° dan in Aikido, allievo di O Sensei Ueshiba. Non mi soffermerò sulla descrizione delle tecniche e degli allenamenti, ma vorrei piuttosto condividere ciò che Sensei Sunadomari mi ha trasmesso a livello umano. Oltre alle tecniche, infatti, qualcosa di più profondo mi ha colpito e segnato nel mio percorso di Budoka: mettere sempre il cuore in tutto ciò che si fa. Sembra facile a dirsi, ma è molto difficile da realizzare. Queste le sue parole: "Alfonso san... devi avere amore per tutto. Devi andare oltre le tue inclinazioni personali e i tuoi sentimenti. La via del Budo è estremamente difficile, ma sarà facile quando metterai il cuore al primo posto."
Al mio ritorno in Italia, ne parlai con Sensei Fujioka, il quale, dopo una risata, mi disse: "C'è ancora tempo per mettere il cuore, devi ancora cercare la tua via." Non fu facile per me capire cosa intendesse. Quel primo viaggio ne aprì una lunga serie e per anni ho continuato a viaggiare per il Giappone, studiando con grandi maestri che mi hanno forgiato e formato, consentendomi di raggiungere gradi e titoli elevati. Il tutto tenendo sempre i piedi ben saldi per terra.
Il mio amore per lo studio del Jujitsu non si è mai spento, soprattutto per il Jujutsu Classico e il Daito Ryu Aikijujutsu. Nel 2014, Sensei Fujioka mi disse di creare un mio stile, che chiamò Tenshindò Aikibujutsu, la via verso il cielo, integrando tutto ciò che avevo appreso durante i miei anni di studio: Karate, Jujutsu, Daito Ryu, Aikido, Autodifesa, Krav Magà Kapap, Medicina Orientale e Shiatsu. Accettai, senza proclamarmi Soke.
Scelsi una vita semplice, professionale e scevra da vana gloria. Questa mia decisione rese felice Sensei Fujioka.
Ripresi i miei studi con occhi nuovi, intraprendendo nuove ricerche, sempre sotto la guida di esperti maestri. Lo scorso dicembre, puntuale come sempre, sono tornato in Giappone, dove sono stato accolto con calore e ho avuto l'opportunità sia di studiare che di impartire lezioni. Un'emozione indescrivibile, di cui ho parlato nei miei libri sul Matsuda Den Daito Ryu Aikijujutsu Renshinkan. In poche parole, nessuno spazio per le chiacchiere, solo pratica rigorosa ("la tecnica riesce se la fai correttamente"). Tutti sono uguali, non c'è cintura, poiché la pratica è la vera misura del Budo.
Questi sono gli insegnamenti che trasmetto ogni giorno ai miei studenti presso l'asd Samurai Dojo.
La vita non è fatta di cose incredibili, fantastiche.
E’ fatta di piccole cose, ma quando non chiedi l’impossibile, quelle piccole cose si trasformano in realtà eccezionali. Amo la bellezza nelle piccole cose, forse perché non ha pretese . Tutte le altre hanno perso il contatto con la vera essenza della vita. Io resto dalla vecchia casta 😉
Alfonso Torregrossa
I gradi del Budō !
Oggi con molta facilità ci sono molte Associazioni , Enti, Federazioni Private , Organizzazioni fasulle che rilasciano gradi e qualifiche come se fosse un vero mercato . Si può considerare vera tradizione solo quando un insegnante segue un percorso tecnico sotto una vera scuola tradizionale giapponese . La trasmissione all’interno dei Ryū avviene tradizionalmente mediante il conferimento di un documento scritto chiamato “Makimono”.
Chiunque voglia apprendere un percorso serio comincia nel livello shu (della forma) che comprende l'intero sistema kyu. In esso rientra l'apprendimento basilare delle tecniche (omote) e il raggiungimento del livello psicofisico necessario per toccare i livelli superiori. Si tratta di costruire e rafforzare autodisciplina, volontà, pazienza, comprensione e convivenza con altri, elementi senza i quali non è possibile progredire. Durante questo primo periodo lo sviluppo della tecnica è l'unico criterio di misurazione utilizzabile.
Originariamente il mudansha era rappresentato dalla sola cintura bianca, simbolo della "non conoscenza, della purezza e della libertà della mente"; in seguito fu introdotta la suddivisione tra cintura bianca e cintura marrone, cui si aggiunse poi quella dei colori intermedi.
Omote significa "basilare, fondamentale" e simboleggia il lato visibile dell'arte marziale, quello che ognuno può apprendere: tutte le tecniche vengono scomposte e studiate ricercando la perfezione formale, priva di contenuti spirituali.
Gradi di maestria tecnica
Il primo grado Dan del Budo (Shodan) autorizza ad indossare la cintura nera ed è il primo grado dell’allievo sulla Via, età minima 18 anni . Shodan , cintura nera , mostra che l’allievo padroneggia le basi tecniche e che ha ampliato il suo potenziale interiore, in modo tale che nel grado successivo potrà arrivare a sperimentare lo spirito del Budo. Qui comincia la Via.
Il livello yudansha giunge sino al quarto dan e corrisponde al livello della "libertà della forma" (ha), il livello del guerriero. Il praticante può divenire un esperto di quella stessa tecnica utilizzata ai livelli kyu ma compresa nel suo significato reale.
Il 1° dan (shodan) nel Jujitsu consente di indossare la cintura nera ed è il primo passo dell'allievo lungo la Via (do): in questo momento comincia il vero percorso . Lo studio si raffina e l'arte marziale viene valutata anche dal punto di vista psico-fisico: l'allievo è in grado di capire che dietro l'esercizio fisico c'è la ricerca di uno stato mentale più appagante, così i gradi si evidenzieranno solo quando il praticante avrà superato il livello della dipendenza dalla forma.
Nel 2° dan (nidan) e nel 3° dan (sandan) si uniscono la comprensione dell'importanza dell'atteggiamento mentale e la maggiore efficacia delle tecniche.
Il 4° dan (yondan) è il "livello dell'esperto". Il confine della tecnica puramente corporea viene raggiunto e chi lo acquisisce sa che per poter migliorare dovrà cercare e percorrere nuove vie. Egli interiorizza gli aspetti spirituali dell'arte vivendoli nella scuola e nel quotidiano. A questo livello si forma il legame tra la filosofia dell'arte marziale e tecnica.
Kodansha - La maestria spirituale
Gradi di maestria spirituale
I gradi kodansha sono propri del vero maestro essi permettono di condurre un allievo al di là degli aspetti puramente formali della tecnica preparandolo alle conoscenze della Via (do).
Irokokoro - La maturità
Grado della maturità
I gradi di maestria più elevati nel Jujutsu sono espressioni della maturità, legati ai titoli :
Renshi: “Maturità spirituale”, competenza e padronanza di uno stile, potrebbe essere paragonato ad un assistente di un professore universitario. Renshi è un titolo da maestro, riservato al 5° o al 6° Dan età minima 45 anni .
Kyoshi: “Colui che pratica”, potrebbe essere paragonato ad un professore universitario. Kyoshi è un titolo da maestro, indica anche Maestro di Maestri, riservato al 7° o al 8° Dan età minima 40 anni .
Shihan , è un titolo utilizzato per i Maestri di livello alto, a partire dal 7° dan , che richiede moltissimi anni di pratica per essere raggiunto, età minima 45 anni
Hanshi “La trascendenza dell’essenza”, Il titolo più alto all’interno degli Shihan è Hanshi, che non è semplicemente l’inverso dei caratteri, mentre Shihan significa un modello di insegnante. Hanshi significa una persona esemplare. Hanshi è un titolo da maestro, riservato al 8° - 9° - 10° Dan dietro un percorso serio e duraturo nel tempo rilasciato da un valido insegnante o dalla Ryu di appartenenza in caso contratio è pura carta straccia . Età minima 50 anni .
Queste sono le regole classiche del budo, ma in Giappone, escludendo le organizzazioni commerciali, che sono piuttosto numerose, se sei veramente abile, puoi ottenere il grado a prescindere dall'età
- Michio Takase - Alfonso Torregrossa
Fai
il Maestro Alfonso Torregrossa ha introdotto nel 2002 in Italia una delle più antiche e prestigiose scuole di Daito Ryu Ju Jutsu, conosciuta come Matsuda Den Daito Ryu Daito Ryu Aikijujutsu Renshinkan. La dedizione di Alfonso Torregrossa ha portato quest’arte antica in Italia, dove centinaia di studenti praticano il Jujutsu sotto la sua guida. Il suo viaggio continua, onorando la linea di questa notevole tradizione marziale
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